5 segnali che il tuo sito web è obsoleto

5 segnali che il tuo sito web è obsoleto
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Il web non aspetta nessuno. In pochi anni, le tecnologie cambiano, gli standard si alzano, le aspettative degli utenti esplodono. Se il tuo sito web non tiene il passo, rischi di diventare invisibile. O peggio, di sembrare inaffidabile.

Pagine che non si adattano allo smartphone, caricamenti infiniti, design che ricordano l’era di Internet Explorer: sono solo alcuni dei segnali evidenti che il tuo sito è rimasto indietro. E nel mondo digitale, “indietro” significa perdere visite, conversioni, reputazione.

Lo vediamo ogni giorno: progetti realizzati anni fa che oggi faticano a sostenere una user experience efficace, un SEO competitivo, una performance accettabile. Non basta più avere “un sito bello”. Serve un sito veloce, responsive, sicuro, pensato per la realtà digitale di oggi.

In questo articolo ti raccontiamo i 5 segnali principali che indicano che è il momento di agire. E soprattutto, come farlo nel modo giusto.

Il tuo sito non è mobile-friendly

Ormai è chiaro: il traffico da smartphone ha superato quello da desktop. Se il tuo sito non si adatta perfettamente ai dispositivi mobili, stai perdendo una fetta enorme di utenti. E non si tratta solo di “essere visibili”: si tratta di offrire un’esperienza di navigazione intuitiva, veloce, senza attriti.

Scroll infinito, zoom con due dita, pulsanti microscopici? Sono tutti campanelli d’allarme. Google stesso penalizza i siti non ottimizzati per il mobile, spingendoli in fondo ai risultati di ricerca.

Vediamo insieme cosa significa davvero avere un sito mobile-friendly, quali sono gli errori più comuni e come puoi risolvere senza rifare tutto da zero.

Cos’è un sito mobile-friendly?

Un sito mobile-friendly è un sito progettato per offrire un’esperienza di navigazione ottimale su smartphone e tablet, senza bisogno di zoomare, scorrere orizzontalmente o lottare con menu invisibili. Tutto deve essere pensato per schermi piccoli: testi leggibili, pulsanti cliccabili, immagini leggere, layout fluidi.

Essere mobile-friendly oggi non è un “plus”. È un requisito minimo. Google lo sa: da anni applica il mobile-first indexing, valutando prima di tutto la versione mobile del sito ai fini del posizionamento SEO. Se il tuo sito non è ottimizzato, rischi di precipitare nei risultati di ricerca, anche se la tua versione desktop è perfetta.

Dal punto di vista della user experience, un sito non mobile crea frustrazione immediata. Tempi di rimbalzo alle stelle. Sessioni brevissime. Form abbandonati a metà. E a livello di conversioni, le cifre parlano chiaro: secondo le ultime ricerche, un’esperienza mobile scadente può ridurre il tasso di conversione fino al 70%.

Progettare mobile first significa ribaltare il vecchio approccio. Si parte dal dispositivo più piccolo, dalle interazioni più semplici, dalle connessioni più lente. Solo dopo si adatta il layout ai desktop più grandi. Questo non è solo un discorso tecnico: è una strategia di business. Un sito pensato mobile first genera più lead, più vendite, più clienti soddisfatti.

In poche parole: oggi, un sito non mobile-friendly non è solo brutto da vedere. È una perdita secca di opportunità

Esempi concreti di siti non ottimizzati per mobile

Come riconoscere un sito non mobile-friendly? Basta navigarlo da uno smartphone. Se ti capita di incontrare:

  • Testi minuscoli che obbligano a zoomare con due dita per leggere una semplice frase.
  • Bottoni microscopici o troppo ravvicinati, impossibili da cliccare senza sbagliare.
  • Immagini tagliate o che caricano lentissimamente, rovinando l’esperienza visiva.
  • Menù a tendina complicati, che si aprono male o coprono metà dello schermo.
  • Scroll orizzontale obbligatorio per leggere i contenuti.

Questi sono segnali evidenti di un sito progettato solo per desktop, magari anni fa, senza pensare all’uso mobile.

Dal punto di vista utente, il risultato è devastante: si abbandona la pagina dopo pochi secondi. Dal punto di vista business, significa perdere traffico, lead, vendite. E la tua immagine online ne esce a pezzi.

Inoltre, se il tuo sito genera errori come “contenuto più largo dello schermo” o “elementi cliccabili troppo vicini” nei report di Google Search Console, hai già una conferma tecnica che qualcosa non va.

Come risolvere: implementare un design responsive

La soluzione? Adottare un design responsive.
Significa costruire un sito capace di adattarsi automaticamente a ogni dimensione di schermo, dal piccolo smartphone al grande monitor 4K, senza bisogno di sviluppare una versione separata.

Con un approccio responsive:

  • Il layout si riadatta dinamicamente: colonne che diventano blocchi verticali, immagini che si ridimensionano, testi che rimangono sempre leggibili.
  • I pulsanti e i menu sono ottimizzati per il tocco, non per il click del mouse.
  • I tempi di caricamento migliorano, grazie a immagini e risorse ottimizzate per il mobile.

La chiave è progettare mobile first: partire dai dispositivi più piccoli, concentrarsi su funzionalità essenziali, e poi estendere gradualmente l’esperienza su schermi più ampi.
Non si tratta solo di “rimpicciolire” il sito desktop: si tratta di ripensare l’esperienza utente in funzione della realtà attuale.

In concreto, il processo prevede:

  • Audit tecnico del sito attuale.
  • Progettazione di nuovi wireframe mobile-first.
  • Sviluppo con framework responsive (come Bootstrap) o design custom.
  • Test approfonditi su dispositivi reali, non solo su emulatori.

Dal punto di vista del business, il beneficio è diretto: più visite, più tempo sul sito, più conversioni. E un’immagine professionale che trasmette affidabilità al primo tocco.

picenum resa mobile sito web

I tempi di caricamento sono troppo lenti

Un sito lento non è solo fastidioso: è un killer silenzioso per la tua SEO, per la tua user experience, per il tuo tasso di conversione.

Gli utenti non hanno pazienza. Se la tua pagina impiega più di 3 secondi a caricarsi, metà di loro se ne andrà prima ancora di vedere il contenuto. Google lo sa, e infatti premia i siti veloci con un ranking migliore.

Pagine pesanti, immagini non ottimizzate, server lenti: sono tutti errori evitabili. E ogni secondo di ritardo ti costa traffico, vendite, opportunità.

Vediamo insieme perché la velocità è così cruciale, come riconoscere i segnali di un sito troppo lento e, soprattutto, come intervenire per migliorare.

Dati: perché la velocità è cruciale

I numeri parlano chiaro:

  • Il 53% degli utenti abbandona un sito mobile che impiega più di 3 secondi a caricarsi (fonte).
  • Ogni secondo aggiuntivo di attesa può ridurre le conversioni di circa il 20% (fonte).
  • La velocità di caricamento è un fattore di ranking ufficiale per Google (fonte).

Non si tratta solo di impazienza. Si tratta di percezione di qualità.
Un sito lento viene immediatamente percepito come meno affidabile, meno professionale, meno sicuro.

Dal punto di vista SEO, poi, è una condanna. Se il tuo sito è lento, Googlebot dedica meno tempo all’esplorazione delle pagine, peggiorando l’indicizzazione.
Se lavori con campagne a pagamento (Google Ads, Facebook Ads), la velocità incide anche sulla qualità degli annunci: più lento è il sito, più alto sarà il costo per click.

In sintesi: un sito veloce ti aiuta a scalare su Google, aumentare le conversioni e risparmiare soldi.
Ogni secondo conta. Letteralmente.

Segnali evidenti di un sito lento

Un sito lento si riconosce subito. Anche senza strumenti tecnici avanzati, alcuni segnali sono evidenti a occhio nudo:

  • Caricamento delle pagine superiore a 3-4 secondi: basta un test rapido con un dispositivo mobile o una connessione standard per rendersene conto.
  • Immagini che si caricano a scatti: il layout si compone pezzo per pezzo, dando una sensazione di instabilità.
  • Cumulative Layout Shift: elementi che si spostano mentre la pagina viene caricata, rendendo difficile la navigazione.
  • Interazioni ritardate: pulsanti o link che rispondono con lentezza al tocco o al click.

Dal punto di vista tecnico, ci sono strumenti gratuiti che confermano il problema. Ad esempio:

  • PageSpeed Insights di Google (qui): fornisce una valutazione dettagliata della velocità e suggerisce miglioramenti concreti.
  • GTmetrix (qui): utile per analizzare le performance e monitorare i tempi di caricamento reali.
  • Lighthouse Audit: integrato in Chrome DevTools, ideale per una diagnosi tecnica veloce.

Se il tuo sito mostra performance scarse su questi strumenti, è il momento di intervenire. Anche piccoli rallentamenti sommati nel tempo possono costarti caro in termini di visite e opportunità perse.

Come migliorare le performance

Velocizzare un sito non è un’operazione magica, ma il risultato di interventi mirati su più livelli. Ecco da dove partire:

  • Ottimizza le immagini: caricare foto da 5MB è un errore imperdonabile. Usa formati moderni come WebP, riduci le dimensioni senza perdere qualità e adotta tecniche come il lazy loading per caricarle solo quando servono.
  • Minimizza HTML, CSS e JavaScript: file troppo pesanti o non compressi rallentano tutto. Puoi utilizzare strumenti di minificazione e combinazione dei file per ridurre il numero di richieste al server.
  • Attiva il caching: il caching salva una versione statica delle pagine, riducendo drasticamente il tempo di caricamento per gli utenti che tornano sul sito. Plugin come WP Rocket o sistemi server-side possono fare una differenza enorme.
  • Scegli un hosting performante: anche il miglior sito del mondo sarà lento se ospitato su un server scadente. Preferisci provider specializzati in hosting WordPress o soluzioni cloud scalabili.
  • Riduci le richieste esterne: ogni plugin aggiuntivo, ogni widget di terze parti (chat, form, mappe) può appesantire il caricamento. Usa solo gli strumenti davvero necessari.

Un miglioramento delle performance non si traduce solo in una homepage più veloce: significa una user experience più fluida, una SEO più solida e più conversioni. Ogni millisecondo guadagnato può diventare un vantaggio competitivo reale.

Il design appare vecchio e poco professionale

L’occhio vuole la sua parte. Sempre.
Quando un utente atterra sul tuo sito, bastano 0,05 secondi per farsi un’opinione. Se il design è datato, confuso o poco curato, il messaggio che trasmetti — anche senza volerlo — è di poca affidabilità.

Colori sorpassati, font antiquati, layout rigidi: sono tutti segnali evidenti di un sito fermo a un’altra epoca digitale. E oggi, nell’era del minimalismo, dell’interazione fluida e della brand experience su misura, un design vecchio non viene perdonato.

Non si tratta solo di estetica. Si tratta di credibilità, di prima impressione, di customer journey. Un design obsoleto allontana utenti, abbassa il tasso di conversione, rovina il posizionamento anche del miglior contenuto.

Vediamo insieme come riconoscere i segnali di un design invecchiato, quali sono le tendenze moderne e come rinfrescare il look del tuo sito senza stravolgere la tua identità.

Come riconoscere un design datato

Un sito dal design vecchio si riconosce subito. E lascia una brutta impressione, ancora prima che l’utente legga una sola parola.
Ecco i segnali più evidenti:

  • Colori superati o troppo saturi: palette troppo scure, gradienti pesanti, tonalità “acide” che ricordano i primi anni 2000.
  • Font antiquati e poco leggibili: testi in Times New Roman, Comic Sans, o font troppo piccoli e stretti.
  • Layout rigidi e schemi fissi: griglie statiche, pagine tutte uguali, assenza di spazi bianchi e respiro visivo.
  • Effetti grafici obsoleti: ombre pesanti, pulsanti tridimensionali, animazioni lente e ingombranti.
  • Immagini stock troppo generiche o in bassa qualità: foto viste e riviste che rovinano l’autenticità del brand.

Anche piccoli dettagli tradiscono l’età del progetto. Menu complicati, assenza di micro-interazioni, pagine senza gerarchia visiva chiara: tutto comunica “vecchio” agli utenti più attenti.

Dal punto di vista UX, il problema è ancora più grave: un design datato rende la navigazione meno intuitiva, aumenta il tasso di rimbalzo e abbassa il coinvolgimento.

Un consiglio da agenzia: se il tuo sito non è cambiato da 3-5 anni, c’è un’alta probabilità che il tuo design sia percepito come obsoleto. E nel mondo digitale, la percezione è tutto.

Esempi di trend attuali nel web design

Oggi il web design punta tutto su chiarezza, fluidità e coinvolgimento immediato.
Ecco alcuni trend concreti che dominano il panorama:

  • UI minimaliste: via il superfluo. Design puliti, spazi bianchi generosi, gerarchie visive nette. Meno elementi, più focus sull’essenziale.
  • Micro-interazioni intelligenti: piccole animazioni su hover, click o scroll che migliorano l’esperienza utente senza appesantire. Pulsanti che reagiscono, transizioni leggere, feedback visivi immediati.
  • Tipografia forte e leggibile: font sans-serif moderni, dimensioni generose, testi progettati per essere letti su ogni dispositivo.
  • Colori neutri e palette accessibili: tonalità morbide, accenti di colore mirati, attenzione all’accessibilità per utenti con disabilità visive.
  • Design mobile-first: layout pensati prima per smartphone, poi per desktop, per garantire esperienze rapide e intuitive ovunque.
  • Performance-centric design: grafica leggera, SVG invece di PNG pesanti, gestione attenta delle risorse per garantire caricamenti rapidi.

Tutti questi trend non sono solo scelte estetiche. Sono risposte precise a nuove esigenze di navigazione, comportamento degli utenti e standard di mercato.

Un sito moderno oggi non deve stupire con effetti speciali, ma deve guidare l’utente con naturalezza, coinvolgerlo senza fatica e trasmettere fiducia in pochi secondi.

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Come aggiornare il look senza stravolgere tutto

Non sempre serve buttare via tutto e ricominciare da zero.

In molti casi, un restyling mirato può riportare il tuo sito a livelli competitivi senza snaturarne l’identità.

Ecco come procedere in modo strategico:

  • Audit visivo completo: analizza colori, font, layout, immagini e identifica gli elementi più datati o incoerenti.
    Non tutto è da rifare: spesso basta rinnovare le parti più visibili per dare subito un’impressione fresca.
  • Aggiorna la palette colori e la tipografia: scegliere una nuova combinazione di colori moderni e un font più leggibile può cambiare drasticamente la percezione del brand, senza toccare l’architettura del sito.
  • Migliora la gerarchia visiva: ridisegna l’impaginazione dei contenuti per guidare l’occhio, dare priorità alle call-to-action e migliorare la scansionabilità.
  • Inserisci micro-interazioni leggere: transizioni, hover effect, feedback visivi che rendano l’esperienza più dinamica senza appesantire.
  • Aggiorna le immagini: sostituire foto datate o generiche con immagini autentiche, in alta qualità e ottimizzate, può rinfrescare l’intero look & feel.

Importante: il restyling non deve tradire i valori del brand. Deve essere un’evoluzione naturale, capace di migliorare l’esperienza utente e rafforzare la tua autorevolezza online.

Un sito moderno non deve solo essere bello. Deve ispirare fiducia al primo sguardo e accompagnare l’utente nel percorso verso la conversione.

I contenuti sono superati o poco chiari

Il design attira. I contenuti convincono.

Ma se i tuoi testi parlano di prodotti non più in catalogo, di eventi del 2018 o usano un linguaggio fuori moda, stai trasmettendo il messaggio sbagliato. E rischi di perdere credibilità ancora prima di averla conquistata.

Contenuti obsoleti non sono solo un problema di immagine. Sono un problema di user experience, di SEO e di business. Un utente che trova informazioni confuse o datate abbandona il sito. Google se ne accorge. E il tuo posizionamento ne risente.

Non basta aggiornare l’anno nel footer. Bisogna rimettere mano ai contenuti in modo strategico: riscrivere, semplificare, migliorare.

Vediamo insieme come riconoscere contenuti superati, perché danneggiano tutto il progetto digitale e come intervenire con metodo.

Segnali che i contenuti non funzionano più

I contenuti obsoleti si riconoscono facilmente. Ecco i segnali principali:

  • Date passate e notizie vecchie: eventi già avvenuti, offerte scadute, articoli blog fermi da anni. Un chiaro segnale di abbandono agli occhi degli utenti.
  • Prodotti o servizi non aggiornati: descrizioni che non corrispondono più alla tua offerta reale, listini prezzi non più validi, informazioni commerciali incoerenti.
  • Testi troppo lunghi o complicati: muri di testo, frasi piene di tecnicismi inutili, mancanza di chiarezza. L’utente moderno scansiona, non legge parola per parola.
  • Tono di voce non più allineato: magari il tuo brand è cresciuto, si è evoluto… ma il sito continua a parlare come 5 anni fa, con uno stile che oggi suona stantio o fuori target.

Dal punto di vista dell’utente, contenuti superati trasmettono disorganizzazione e scarsa professionalità. Dal punto di vista SEO, sono ancora peggio: Google favorisce i contenuti freschi, aggiornati, pertinenti.

Se un utente atterra su una pagina piena di errori o informazioni vecchie, si crea una frattura immediata nella fiducia. E nel web, la fiducia è tutto.

Perché i contenuti obsoleti danneggiano SEO e UX

Un contenuto vecchio o impreciso ha un impatto diretto su due fronti fondamentali: SEO e User Experience.

Dal punto di vista SEO:

  • Google valuta la freschezza dei contenuti: un sito aggiornato ha più possibilità di scalare le SERP rispetto a uno fermo da anni. Il freshness factor conta, soprattutto per settori dinamici.
  • Contenuti irrilevanti peggiorano il CTR: se il titolo promette informazioni aggiornate ma l’utente trova dati vecchi, abbandonerà la pagina in pochi secondi. E Google lo registra come un segnale negativo.
  • Link interni ed esterni possono diventare tossici: pagine non aggiornate rischiano di contenere link rotti o riferimenti a risorse non più esistenti, penalizzando l’autorevolezza del dominio.

Dal punto di vista UX:

  • L’utente perde fiducia rapidamente: se un contenuto non è affidabile o aggiornato, l’utente abbandona senza completare il suo percorso (acquisto, contatto, iscrizione).
  • Aumenta il tasso di rimbalzo: più bounce rate, meno possibilità di trattenere gli utenti nel funnel di conversione.
  • Complica la navigazione: testi prolissi o non aggiornati creano confusione, rallentano la comprensione e fanno perdere interesse.

In sintesi: contenuti vecchi non solo non portano valore, ma distruggono traffico, fiducia e conversioni. Un sito moderno è vivo: respira, cresce, si aggiorna. Sempre.

Come rinfrescare i contenuti efficacemente

Aggiornare i contenuti non significa semplicemente cambiare due date a caso. Serve un approccio strategico, ragionato. Ecco come procedere:

  • Fai un content audit completo: analizza tutte le pagine del sito. Individua quelle obsolete, quelle che hanno perso traffico e quelle che possono essere migliorate con poco sforzo.
  • Aggiorna informazioni e dati: rivedi offerte, descrizioni, case study, articoli blog. Inserisci dati recenti, statistiche aggiornate, esempi attuali. Anche piccoli aggiornamenti migliorano la percezione di freschezza.
  • Riscrivi in ottica SEO moderna: ottimizza i testi per parole chiave attuali, migliora i meta tag, crea titoli più chiari e accattivanti. Ricorda: Google ama i contenuti utili e aggiornati, non quelli ripetitivi.
  • Migliora la leggibilità: usa frasi brevi, paragrafi spezzati, liste puntate, titoli e sottotitoli chiari.
    L’obiettivo è guidare l’utente nella lettura senza fatica.
  • Allinea il tono di voce: assicurati che i testi parlino davvero al tuo pubblico attuale. Se il tuo brand è cambiato, anche il linguaggio deve evolvere: più diretto, più autentico, più efficace.
  • Elimina o reindirizza i contenuti inutili: se una pagina non ha più senso di esistere, eliminala o reindirizzala verso una pagina aggiornata. I contenuti zombie penalizzano tutto il sito.

Aggiornare i contenuti non è solo una questione di SEO o di UX. È una questione di brand credibility: dimostri di essere presente, attento, affidabile.

E oggi, nella guerra digitale per l’attenzione, la credibilità vale oro.

Il sito non è sicuro (e gli utenti se ne accorgono)

La sicurezza online non è più un optional. È uno standard.

Se il tuo sito non adotta misure minime di protezione, come il protocollo HTTPS o un certificato SSL valido, stai mettendo a rischio tutto: utenti, dati, reputazione, e anche il tuo posizionamento su Google.

Gli utenti moderni sono sempre più attenti. Se il browser segnala “sito non sicuro”, nove volte su dieci abbandoneranno la pagina senza pensarci due volte. E Google? Ti penalizza in modo silenzioso, abbassando la visibilità del tuo sito nei risultati di ricerca.

Non importa quanto sia bello il tuo design o quanto siano aggiornati i tuoi contenuti: se il sito non è percepito come sicuro, nessuno si fiderà di te.

Vediamo insieme cosa significa avere un sito non sicuro, quali sono le conseguenze concrete e come mettere subito al sicuro la tua presenza online.

Cosa significa avere un sito “non sicuro”

Quando un sito è definito “non sicuro”, significa che la comunicazione tra il browser dell’utente e il server non è protetta da crittografia.

Il segnale più evidente? L’assenza del prefisso HTTPS nella barra degli indirizzi e l’icona del lucchetto chiuso. Se invece compare un messaggio come “Non sicuro” accanto all’URL, è un allarme rosso.

I motivi possono essere diversi:

  • Mancanza di certificato SSL (Secure Sockets Layer).
  • Certificato scaduto o mal configurato.
  • Elementi misti (contenuti caricati su HTTP anche se il sito è in HTTPS).

Senza protezione SSL, i dati scambiati — come login, password, dati di pagamento — possono essere intercettati facilmente da terze parti.

Anche su siti che non gestiscono dati sensibili, la mancanza di sicurezza è oggi considerata una grave mancanza di professionalità.

Conseguenze della mancanza di sicurezza

Avere un sito non sicuro non è solo un problema tecnico. È un problema di business, reputazione e SEO.

Ecco le conseguenze più gravi:

  • Perdita immediata di fiducia: gli utenti vedono il warning “Non sicuro” nel browser e abbandonano il sito ancora prima di leggerne i contenuti.
  • Penalizzazioni SEO: Google considera il protocollo HTTPS un fattore di ranking. I siti HTTP vengono spinti più in basso nei risultati di ricerca.
  • Aumento del tasso di abbandono: anche se l’utente decide di restare, sarà molto più diffidente nell’inserire dati personali, iscriversi alla newsletter o concludere un acquisto.
  • Problemi legali e GDPR: se gestisci dati personali senza una protezione adeguata, potresti incorrere in violazioni delle normative sulla privacy.

Oggi gli utenti si aspettano di navigare in sicurezza. Se il tuo sito non la garantisce, il danno all’immagine è immediato e spesso irreparabile.

Come mettere in sicurezza il tuo sito

Mettere al sicuro il tuo sito web è più semplice (ed economico) di quanto pensi. Ecco come intervenire:

  • Installa un certificato SSL valido: molti provider di hosting offrono certificati gratuiti tramite Let’s Encrypt. Oppure puoi optare per certificati a pagamento, più avanzati, se gestisci dati sensibili.
  • Forza il redirect da HTTP a HTTPS: assicurati che tutte le versioni del sito puntino su HTTPS, per evitare problemi di duplicazione e di sicurezza.
  • Controlla i contenuti misti: assicurati che tutte le immagini, script e risorse esterne siano caricate tramite HTTPS. Gli strumenti come Why No Padlock (qui) possono aiutarti a trovare errori nascosti.
  • Aggiorna CMS, plugin e temi: mantenere tutto aggiornato è fondamentale per prevenire vulnerabilità di sicurezza.
  • Monitora costantemente: utilizza strumenti di sicurezza come Wordfence (per WordPress) o servizi di monitoraggio SSL per essere avvisato in caso di problemi.

Investire nella sicurezza del sito non solo protegge i tuoi utenti, ma rafforza anche la tua immagine di brand affidabile, migliora la SEO e aumenta il tasso di conversione.

Una mossa win-win, senza compromessi.

Conclusione

Un sito web non è mai un progetto finito.

Tecnologie, design, contenuti e aspettative degli utenti evolvono continuamente. Se hai riconosciuto anche solo uno di questi segnali — sito non mobile-friendly, caricamenti lenti, design datato, contenuti obsoleti o mancanza di sicurezza — è il momento di agire.

Non aggiornare il tuo sito significa perdere opportunità reali: meno visite, meno contatti, meno vendite.

Al contrario, un sito moderno, veloce, sicuro e user-centered può trasformarsi nel tuo miglior alleato per far crescere il business.

Non sai da dove iniziare? Ti capiamo perfettamente.

Nel frattempo, puoi dare un’occhiata a come abbiamo già aiutato altre aziende a rinnovare la loro presenza digitale:
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